Lesione del legamento crociato posteriore

Il legamento crociato posteriore è considerato uno dei principali stabilizzatori posteriori del ginocchio. Una lesione del LCP difficilmente è isolate (con un’incidenza di 2 su 100000) e spesso è associata a lesioni di altre strutture del ginocchio come legamenti, cartilagini e menischi. Il LCP è il più forte legamento del ginocchio e, quindi, si rompe meno di frequente rappresentando circa il 3-37% delle lesioni del ginocchio.
Le cause più frequenti di rottura sono l’iperestensione del ginocchio e un trauma diretto alla superficie anteriore del ginocchio in flessione.
Le lesioni isolate acute (di primo e secondo grado) possono essere trattate conservativamente mediante tutori dedicati. Invece, in caso di lesioni di grado 3 oppure quando sono associate lesioni di atri legamenti è consigliato l’intervento chirurgico

La Diagnosi

La diagnosi si basa sulla storia anamnestica in cui il sintomo più frequente durante l’evento traumatico è un rumore tipo “crack”, la presenza di dolore, l’instabilità e il gonfiore immediato. Nelle lesioni croniche è il cedimento articolare che impedisce di eseguire attività sportiva o movimenti come salire o scendere le scale. La diagnosi di rottura del LCP si può già fare mediante un buon esame clinico eseguito da uno specialista ortopedico. I test specifici per questa lesione infatti permettono di valutare la lassità del ginocchio e la presenza di lesioni associate (come menischi e legamenti collaterali). La radiografia standard del ginocchio è utile per escludere la presenza di concomitanti fratture ossee. La Risonanza Magnetica è l’esame diagnostico specifico per confermare la diagnosi di lesione del LCP e per ricercare lesioni associate.

Il Trattamento

La tecnica per la ricostruzione del legamento crociato posteriore prevede o l’utilizzo dei Tendini Gracile e Semitendinoso, del Tendine Rotuleo o del Tendine Quadricipitale che vengono prelevati dallo stesso arto in cui viene eseguito l’intervento. Oltre a questi possono essere utilizzati anche tendini da donatore o sintetici ma questi vengono preferiti soprattutto per la chirurgia di revisione, per lesioni complesse o per scelta del paziente. Il tendine prescelto, dopo essere stato prelevato e preparato, viene fatto passare attraverso un tunnel osseo tibiale ed un tunnel osseo femorale ricostruendo in modo anatomico il decorso del legamento crociato e successivamente fissato all’osso con varie metodiche (viti, cambre, sistemi di fissazione a sospensione…) andando così a formare il neolegamento. L’intervento dura all’incirca un’ora e viene effettuato in artroscopia.

L’Anestesia

Come ogni intervento sarà necessaria un’anestesia che potrà essere loco regionale (spinale) o eventualmente generale. In media oltre il 99% degl’interventi vengono eseguiti in anestesia loco-regionale. La decisione finale comunque, aspetta però all’Anestesista dopo il colloquio e una valutazione anamnestica e clinica del paziente.

I Rischi

Questo intervento comporta anche alcuni rischi che vengono prevenuti da una terapia antibiotica adeguata e una terapia con antitrombotici che inizia già durante la degenza. Quest’ultima viene seguita dal paziente anche dopo la dimissione del reparto per circa 4 settimane dall’intervento chirurgico. Un trattamento riabilitativo inadeguato o discontinuo, lesione cartilaginee a tutto spessore associate, fumo, sovrappeso sono fattori che influenzano negativamente il risultato dell’intervento.
Altre complicanze che possono accadere sono il fallimento della ricostruzione che può avvenire anche dopo l’utilizzo di una tecnica ottimale per un fallimento di integrazione biologica, il fallimento della fissazione, una lassità/instabilità residua, una rigidità articolare e il dolore.
Una inadeguata riabilitazione o un suo ritardo possono essere responsabili di un deficit dell’estensione o della flessione. Quindi per una buona riuscita dell’intervento sarà indispensabile seguire attentamente un programma di riabilitazione che verrà indicato dal chirurgo stesso.

Il Recupero

Dal giorno successivo all’intervento si può camminare con bastoni canadesi e carico parziale con ginocchiera. Gli esercizi riabilitativi dovranno essere iniziati il giorno successivo all’intervento. Il trattamento fisioterapico di kinesi passiva dovrà iniziare entro 2 settimane dall’intervento. Non si può guidare l’auto prima delle 4 settimane postoperatorie. Si può iniziare un lavoro di ufficio a 5-6 settimane, un lavoro in piedi in media a 2 mesi, un lavoro che necessità di sollevamento di carichi ed accovacciamenti almeno dopo 3 mesi l’intervento chirurgico. Dopo i 2 mesi post chirurgici potrà avvenire la ripresa della corsa e dopo un adeguato recupero muscolare la ripresa dell’attività sportiva (circa 6 mesi).